
Che il leader politico più influente del pianeta si stia impegnando per un nuovo ordine mondiale che ponga la Pace come obiettivo è un fatto rivoluzionario. Per questo il comitato dei Nobel gli ha attribuito quello più importante tra tutti i riconoscimenti.
Barack Obama non ha fatto della Pace un semplice slogan e ha dimostrato grande consapevolezza quando ha parlato dei “quattro pilastri” su cui oggi si deve reggere: stop al nucleare, lotta contro terrorismo e oppressioni, superamento delle ingiustizie sociali, difesa dell’ambiente.
Perché la Pace non è l’assenza di guerra: è la condizione in cui le persone – tutte le persone - vivono in libertà e dignità, nel rispetto dei diritti umani e tutelando la natura.
Che questi concetti siano alla base dell’azione internazionale del Presidente degli Stati Uniti d’America è entusiasmante non solo perché inedito ma soprattutto per l’influenza fortissima che quell’uomo potrà avere - e già sta avendo - sugli altri capi di stato del mondo. E che questo suo cammino sia sostenuto da un riconoscimento come il Premio Nobel è un segnale importantissimo.
Ora tocca a Obama dimostrare di meritarsi un tale incentivo e soprattutto la nostra stima. A cominciare dagli impegni presi in campagna elettorale (come il ritiro delle truppe dall’Iraq), passando per una politica di riduzione dell’impatto ambientale e di tutela delle classi sociali più deboli.
Un altro bel segnale, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti in Iran, sarebbe l’abolizione della pena di morte. Non è nel programma ma sarebbe un piccolo-grande gesto di giustizia e di cambiamento di mentalità. Se non si dà il buon esempio… hai voglia a provare a convincere gli altri Paesi.
P.S.
Certo, il Nobel a Rigoberta Menchú era molto più vicino alla mia idea di Pace... ma credo alla Politica dei piccoli passi, anche per chi ricopre cariche istituzionali.
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