23 gennaio 2013

Il grande inganno del "loro" voto utile


In questo periodo i media si rincorrono a sbatterci in faccia i loro sondaggi. Che altro non sono che l’arma di ricatto per portare l’elettorato a scegliere uno dei due partiti che parrebbero più forti. Il condizionale è d’obbligo perché i sondaggi non c’azzeccano quasi mai, specie a un mese della elezioni. In compenso hanno il potere di condizionare una bella fetta di elettori.
Se non sbaglio, a breve la loro diffusione sarà infatti vietata, a ulteriore prova che il loro uso falsa la libertà di voto e influenza in modo antidemocratico l’andamento della campagna elettorale.

Fateci caso: proprio i due partiti dati favorevoli (PD e PDL) si affannano a richiamare al voto utile puntando su un presunto rischio di dispersione dei voti dovuto allo sbarramento, che loro stessi hanno escogitato (in maniera decisamente antidemocratica ma tant’è).

Il cosiddetto voto utile non è solo il ricatto del più forte ma un vero e proprio imbroglio. Emblematico fu l’appello di Veltroni di qualche anno fa. Ricordate quale ne fu il risultato? Che la Sinistra rimase fuori dal Parlamento, a vantaggio di un unico partito, il PD, che fece la peggiore opposizione che si sia mai vista in Italia: una grossa presenza in Parlamento, assolutamente inutile, litigiosa, spesso complice e lontana anni luce dal paese e da tante persone che li avevano votati, turandosi il naso.

La cosa peggiore fu che per un’intera legislatura – per colpa di quel famoso appello al voto utile – mancò completamente la rappresentanza parlamentare di alcune istanze, su temi decisivi per il paese e per gli individui. Sto parlando delle scelte sulle questioni legate al lavoro, quelle (bio)etiche, ambientali,… senza dimenticare l’approccio laico alle questioni sociali e nonviolento ai rapporto con gli altri stati: temi e sensibilità che riguardano milioni di italiani.

Sono bastate una legge (il porcellum) e una grande balla (il voto utile) a far si che questo Parlamento fosse uno dei più disprezzati e meno rappresentativo della nostra storia repubblicana.

Parliamoci chiaro: può essere “utile” un voto che farà eleggere qualcuno che non ci rappresenta?
Quanti avevano votato PD per poi lamentarsi per 4 anni che quel PD non li rappresentava? E quanti ora rischiano, bombardati dalle loro balle, di rifare quello stesso errore? Con il solo risultato di far (ri)eleggere gente che poi non li rappresenterà. Non sembra folle anche voi?

Non facciamoci ingannare. Non arrendiamoci.

Che poi, votare in base ai sondaggi, non ha proprio senso per tanti motivi ma soprattutto per due questioni fondamentali. Intanto i sondaggi sbagliano, anche perché contengono sempre un 20-30% di indecisi che possono ribaltare le previsioni (e gli esperti dicono che altrettanti decidono il giorno stesso delle elezioni). E poi, soprattutto, perché quando votiamo siamo chiamati a indicare chi più ci rappresenta. Non chi pensiamo possa vincere o piazzarsi, non stiamo giocando ai cavalli. Stiamo eleggendo chi sarà la nostra voce nelle scelte più importanti che lo stato prenderà: non è pensabile che una persona intellettualmente onesta possa indicare qualcosa di diverso da ciò che più si avvicini alla propria idea di gestione della cosa pubblica.
Le elezioni non sono un gioco, non sono una gara. Chi ci vuol convincere di questo, ci sta ingannando per farsi eleggere.

Dunque niente tattiche, strategie, conti che, tra l’altro, quasi sempre si rivelano sbagliati.
Abbiamo il dovere di votare le persone, la lista, che più si avvicina al nostro modo di intendere lo Stato. E se siamo cittadini maturi, dobbiamo anche accettare la possibilità che il nostro “modo” possa essere una minoranza del paese.
Che poi, se il popolo della Sinistra avesse più coraggio (e si liberasse dalle due grandi paure di sempre: quella di perdere e quella, ancor più terribile, di vincere), e votasse davvero in coscienza, forse alcune liste, oggi date per medio/piccole, potrebbero prendere un sacco di voti.

A questo punto molti obiettano: ma così fai vincere Berlusconi!
No, chi lo vota lo fa vincere.
E chi non è in grado di attrarre a sé la maggioranza degli elettori, con persone e proposte convincenti, non merita di governare un paese.

Quindi no, non vorrei che vincesse Berlusconi, non vorrei che vincesse Monti e non mi sento rappresentato dal PD. Dunque sceglierò diversamente. Se lo faremo in pochi, saremo opposizione. Se lo faremo in tanti, saremo maggioranza. Questa si chiama Democrazia.

Personalmente poi non mi fido proprio di chi dedica la campagna elettorale a indicare un nemico, che sia l’avversario o, peggio, un possibile, futuro alleato. Potrei dare la mia fiducia a chi chiede il voto col ricatto, l’imbroglio, la paura? A un PD che a un mese dalle elezioni non ha ancora reso pubblico il programma? Vi pare normale? Vi pare credibile? A me sembra incredibile che qualcuno sia certo di votarli, oggi come oggi.
Che poi, se ben ricordate, sono gli stessi che dopo, quando perdono, hanno sempre il capro espiatorio pronto: è colpa di questo o di quell’altro. Mai colpa loro. Mai merito dell’avversario. Mai risultato di proprie scelte sbagliate, proposte poco convincenti, scarsa capacità attrattiva, politiche poco condivisibili, candidati discutibili. Mai. Se vincono, sono stati i migliori. Se perdono, la colpa è sempre di altri. A volte persino di chi non vota eheheh. E neanche si rendono conto di quanto siano infantili, meschini e ridicoli.
Da parte mia, rifiuto questo brutto vizio e non accetto la cosiddetta cultura dell’alibi.

Voterò chi avrà il programma e le idee più giuste e presenterà le persone più affidabili.
Fatelo anche voi e governeremo questo paese nel migliore dei modi possibili.


Riassumendo il post nello spazio di un tweet (o quasi):
L’unico voto utile è quello dato a chi più ti può rappresentare, a chi più si avvicina alla tua idea di Stato. Diversamente sarà utile a qualcun altro, non certo a te. 

2 commenti:

Morena Terraschi ha detto...

Bravo :-) condivido in toto e in più aggiungo che per rendere il nostro voto ancora più utile dobbiamo stare all'erta anche dopo le elezioni. La partecipazione politica non si riduce, per fortuna, al solo momento del voto ma la possiamo ampliare partecipando concretamente alla vita democratica del paese (informandoci, manifestando, chiedendo, facendo)...

mario ha detto...

In un mondo perfetto e in una democrazia ideale avresti ragione al 100%. Con questa legge elettorale, in Italia, oggi, anche solo pensare a un possibile ma non remoto ritorno di B. o di una maggioranza risicata del centro sinistra al senato - con rischio di non governabilità e che la regione Lombardia vada a Maroni - non posso non auspicare una sinistra coesa, unita e senza troppe dispersioni di voti.