Videocracy è un documentario nato per spiegare agli svedesi (che l'hanno prodotto) il perché la situazione italiana non è ridicola - come appare in tutto il mondo - ma, al contrario, tremendamente drammatica.
Ora esce qui da noi e agli italiani non racconta moltissimo di nuovo, anche se mostra alcuni retroscena e provoca ragionamenti ancora più inquietanti di quanto potessimo immaginare.
Entrare nelle case e nei “pensieri” di certi squallidi personaggi è davvero inquietante. E che pena ci fanno i tanti ragazzi che sgomitano per farsi fotografare con loro senza accorgersi che il “mito” li disprezza.
Curioso anche poter sbirciare negli studi televisivi, tra addetti ai lavori e poveracci in cerca di qualche minuto di celebrità. Lupi che si divincolano dai troppi agnelli smaniosi di farsi sbranare.
Interessante soprattutto l’analisi del regista di un'edizione del Grande Fratello che spiega come i gusti di un solo uomo - il presidente - siano diventati negli anni il gusto della massa, che si tratti di tette e culi o che si parli di politica. Svelando anche la grande bufala mediatica: non è vero che i programmi sono trash perché (in)seguono il gusto della gente, è vero esattamente il contrario.
Il risultato è un popolo - il nostro - che non si informa più e che si forma, inebetito, davanti alla tv. Alla ricerca dello svago fine a se stesso e che ha perso la voglia di conoscere, capire e pensare. Convinto che l’unica speranza per essere “qualcuno” passi per l’apparire in televisione, in qualsiasi modo e a qualunque costo.
Il sottotitolo del film è proprio Basta Apparire, dove quel “basta” va inteso anche (soprattutto?) come imperativo: basta = è ora di smetterla.
Divertente la tesi secondo la quale tutto cominciò da quel "rivoluzionario" telequiz con cui una tv locale (torinese, pensa un po’) fece parlare di se in tutto il mondo perché mostrava in tarda notte una casalinga che si spogliava. Altri tempi!
Guardando il film si ride comunque spesso e solo alla fine, ripensando che quella è la nostra realtà, il sorriso si fa amaro e sale l’inquietudine.
Un quotidiano svedese ha definito Videocracy il migliore film horror dell’anno. In effetti a tratti è girato come un film di genere… e di mostri ne fa vedere parecchi. Soprattutto è lo spaccato di un Paese con poca speranza per il futuro.
Se non altro c’è ancora qualcuno che sa ancora ragionare e indignarsi ed è bello vedere le persone che all’uscita si fermano a parlare e discutere fuori dalla sala. Una minoranza che si spera non sia in via d’estinzione.
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1 commento:
Si, probabilmente lo e
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