Quel che conta è il gradimento

Ha ragione Renzo Arbore (nella foto ai tempi del mitico "Alto Gradimento"): quel che conta davvero è il gradimento, non il numero di spettatori. Lui si riferisce alla tv ma la questione è applicabile a tutti i campi.

Chi guarda certi reality, per esempio, lo fa per curiosare il livello di squallore che ne viene fuori ma sono sicuro che pochi indicherebbero quei programmi tra i loro preferiti (non parliamo poi delle tante case in cui la tv è accesa in sottofondo ma non viene seguita).

Allo stesso modo ci sono film che sbancano il botteghino ma quasi nessuno li considera dei “bei film”, giusto un - più o meno - piacevole divertissement.



Analogo discorso per alcuni libri best-seller che tutti hanno in casa ma molti non li hanno finiti di leggere e altri se li sono visti regalare ma di aprirli non ci pensano proprio.

Senza dimenticare alcuni concerti giganteschi talmente incensati, pubblicizzati, chiacchierati che molti ci vanno per partecipare all’evento, più che per vero interesse verso l’artista e la sua musica.

Per questo ho sempre trovato poco significative le classifiche di vendita, il numero di biglietti staccati, l’auditel. Quelle cose interessano soprattutto i pubblicitari da largo consumo (e scarsa lungimiranza).

Al contrario trovo molto interessanti le classifiche basate su domande specifiche come “il disco che continui ad ascoltare anche dopo anni” o “il libro ti ha fatto perdere il sonno perché non lo riuscivi a interrompere” o ancora “il film che ti ha coinvolto al punto da scatenare lunghe discussioni con gli amici”.

Il successo dei numeri è finto perché frutto di cause effimere e destinato a non lasciare nulla di significativo. Il vero successo è il risultato di scelte consapevoli e appassionate: non importa quanto sia condiviso… ciò che conta sono l’intensità e la sostanza; in una parola, il gradimento.