15 ottobre 2009

[Racconto] Il primo giorno di scuola

15 settembre, primo giorno di scuola in un nuovo istituto in cui mi aspettano tante facce e abitudini tutte nuove e da assimilare. Al suono della sveglia apro gli occhi e sento subito quel po’ di magone da nuovo inizio.

Vado in bagno, piscio, violento il mio corpo addormentato sotto la doccia e poi mi vesto, infilando la camicia preferita sui soliti jeans. L’ansia è sempre lì con me, il fulcro del malessere è in quel punto imprecisato poco sopra lo stomaco.

Il primo giorno è sempre il più difficile e sono in preda alla tipica ansia da prestazione e alle solite domande: riuscirò a superare le mie timidezze? Cosa penseranno di me? Saprò instaurare qualche rapporto decente? E poi il timore più grande: in quante teste di cazzo mi dovrò imbattere?

Alla fermata del pullman siamo in tanti, tutti visibilmente assonnati. Tutti con i nostri libri, le penne e pochissima voglia di andare a scuola. Sul bus osservo le facce che mi circondano e mi chiedo se qualcuno di loro me lo ritroverò in classe tra poco. Spero non la biondina svaccata negli ultimi sedili, si intuisce subito dall’atteggiamento che è una che ama far incazzare il prossimo.


Quando sono di fronte all’ingresso mi fermo un attimo prima di entrare. Prendo un lungo respiro, mi guardo intorno e mi faccio forza. Salgo le scale con calma, superato da chi corre all’impazzata e scansando qualche gruppetto fermo, impegnato in racconti di vacanze di cui mi arriva qualche scampolo di frase.

Poco dopo il suono della campanella raggiungo la porta della mia classe già piena. La prima impressione è sempre troppo importante, non fare cazzate – mi ripeto – non fare cazzate. Punto l’unica sedia libera ed entro con passo svelto, senza girare lo sguardo anche se con la coda dell’occhio intravedo i movimenti intorno. Ci siamo, si comincia.

In quel momento le chiacchiere si placano, nella stanza di colpo c’è quasi silenzio. Prima di sedermi poso i libri, alzo gli occhi, incrocio molti sguardi ed esordisco sicuro: “Buongiorno, mi chiamo T.P. e sono il vostro insegnante di Lettere.”

* Dedicato a Luca, simpatico compagno di classe delle medie, che mi ha ispirato.
Ricordo che il suo sogno fin da bambino era di poter fare l’insegnante. Non lo vedo da tanti anni e qualche giorno fa ho saputo che è professore di Fisica. Sicuramente è un grande prof! *

4 commenti:

Anonimo ha detto...

colpo di scena! bellissimo racconto! :)
p.

Tico Palabra ha detto...

Grazie :-)

Robi ha detto...

Dovresti mandarlo a qualche concorso!! :D

Tico Palabra ha detto...

Ci son già più presunti scrittori che lettori... non credo sia proprio il caso :-)
Grazie comunque!