Come tante famiglie italiane nel secolo scorso anche noi avevamo una zia Teresa e una zia Maria.
Da molti anni non ci sono più ma ricordo bene le domeniche pomeriggio passate a casa loro.
In realtà per me erano pro-zie, l’ho scoperto più tardi e poco importa: resteranno sempre le mie amate zione. Due veri personaggi!
Zia Teresa era "signorina", non parlava molto e viveva in metà del suo appartamento mentre il resto era buio, tenuto freddo e ricoperto da teli di nylon. Guardava poca tv ma non perdeva un evento sportivo che fosse uno, dai mondiali di atletica al derby della granda di pallamano: una vera malata di sport. Seguiva di tutto - e all’epoca sulla Rai davano tanti sport - con particolare predilezione per il tennis.
Non avevo molti argomenti in comune con lei così qualche volta, prima di andarla a trovare, leggevo qualche notizia sportiva per poter, se non altro, lanciarle qualche domanda mirata e reggere un minimo la conversazione, insaccati nel divanone ad appiccicarci la schiena sul nylon di protezione.
Zia Teresa assomigliava un sacco a Don Gino. Non nel senso che sembravano fratelli… erano proprio identici, lieve peluria sotto il naso compresa!
Solo recentemente ho unito i puntini dei ricordi (tennis, capello corto, zitella, molto autonoma, e tanti altri particolari) e ho capito che zia Teresa era lesbica. E’ matematico. Però questa intuizione non l’ho mai condivisa con la mia mamma, che poi si stranisce (e tanto son sicuro che negherebbe l’evidenza).
Zia Maria era tutta diversa: vera matriarca di famiglia, vedova fedele e devota, con tanto di voto alla Madonna - alla morte del marito - di non tagliarsi più i capelli; e così fece fino alla sua di morte, tanti anni dopo, con in testa, raccolti, almeno un paio di metri di morbidissimi capelli grigi. Ci accoglieva a branchi e dava i suoi consigli, giudizi e spesso vere e proprie direttive, ben piantata sulla sua sedia in cucina.
Parlava un sacco e ci riempiva di domande, forse per avere sempre la situazione sotto controllo. Definirla schietta è un eufemismo: diceva sempre quello che pensava. Col tempo poi le erano scesi i freni inibitori e non badava neanche più tanto alla forma. Pochi formalismi, difficilmente ti accoglieva o congedava con un ciao, passava subito alle questioni.
E’ rimasta mitica la volta in cui dei cugini le hanno portato a vedere il figlioletto nato da poco. Entrano tutti carichi ed entusiasti, le porgono il pargolo, lei lo guarda, lo guarda meglio e poi esclama a ugola spianata:
OOOOOOHHHH S’ALE’ BRUUUUUUUT
(trad. dal piemontese: Oh, quanto è brutto!).
Fantastiche le mie zione! All’epoca spesso andarle a trovare era un po’ una scocciatura, quando si è ragazzetti è così. Oggi ogni tanto le penso e mi mancano i loro sguardi complici, le carezze sui capelli e persino le improbabili caramelle al rabarbaro che ci offrivano (probabilmente l’unica cosa che accomunasse le due sorelle). Anzi, pensandoci meglio... le caramelle al rabarbaro no: facevano davvero cacare!
(nell'immagine in alto: "Zii e Zie" di Caetano Veloso)
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3 commenti:
Avrei voluto conoscerle! :)
bellissimo post :'
p.
Grazie :-)
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