26 giugno 2009

Razzismo? Piuttosto lotta di classe

Gli italiani non sono razzisti. Non certo la maggioranza. Lo credo davvero. Non c'è un reale e diffuso preconcetto verso chi ha la pelle di un colore diverso o nei confronti di chi arriva da un qualunque altro paese. Sarebbe troppo idiota, la questione sono convinto sia un'altra, ben più subdola.

La vera discriminazione è nei confronti dei poveri.

Non fa paura un senegalese in giacca e cravatta e con la 24ore. Non spaventa Obama. Non crea disagio Nedved e i cori contro Balotelli non sono altro che squallidi espedienti di parte. Non c'è nulla contro Whitney Houston o Aretha Franklin. E neanche contro il ragazzo filippino che ti pulisce casa o la badante polacca che assiste la nonna.



E' la persona povera che incute timore. E' chi è meno fortunato di noi che fa paura o mette a disagio. Un po' per senso di colpa, un po' per paura di poter perdere un giorno i privilegi che abbiamo (peraltro per semplice casualità).

Niente di nuovo, la storia si ripete. Oggi ci si vergogna di certe parole e ci si appella alla “sicurezza” utilizzando termini come “clandestino”. Nel secolo scorso si parlava di differenza (e lotta) "di classe": non è altro che quello, anche se oggi il termine suona vecchio. Oggi la lotta la fa il ricco contro il povero. Finché un giorno gli ultimi si rivolteranno.

La vera questione era ed è puramente sociale. Anche per questo le destre vincono, si impongono i conservatori, quelli che lavorano per mantenere i privilegi a discapito dei più deboli.

"Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri." (Lorenzo Milani)

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