22 febbraio 2010

Bilancio su Sanremo 2010, il trionfo di (questa) tv


La sessantesima edizione del Festival di Sanremo ha visto il trionfo della televisione e dei programmi basati sul tele-voto: vince “Amici”, al secondo posto “I Raccomandati”, al terzo “X-Factor”.

Dei tre spettacoli, quello che più s’è distinto come macchina da guerra arraffa soldi (via sms) e imbonitore del pubblico portato ad affezionarsi al nulla e a mitizzare la mediocrità è senz’altro Amici. Varie edizioni di addestramento al tele-voto hanno funzionato (quest’anno come lo scorso): Raiset ringrazia e incassa felice.

A voler raddrizzare Sanremo si potrebbe dire: togliamo il tele-voto, cambiamo i parametri di scelta delle canzoni, prendiamo degli esperti e facciamoli giudicare sulla qualità delle canzoni, ecc. ecc. Ma quello esiste già, si chiama Premio Tenco e si sa che non porta né audience, nè soldini.

Qui stiamo parlando del carrozzone nazional-popolare, espressione dell’Italia più greve e facilona. Cosa dobbiamo aspettarci, che vinca la canzone più bella? A memoria… credo non sia mai successo. E in fondo ci piace anche per questo: ci attira il suo lato terrificante, l’idea che c’è sempre qualcosa di peggio di quel che si possa immaginare, brani ed esibizioni che restano nella memoria per il loro aspetto trash e, non ultima, l’attesa della proclamazione del vincitore che - salvo rarissime eccezioni - è pessimo e presto dimenticato. 

Sapete che vi dico? A bocce ferme sono convinto che avrebbero dovuto far vincere i tre: Pupo, Emanuele F. e il tenore. Ma certo: sono loro che rappresentano perfettamente tutto questo.

[Anche se dubito che così tanti italiani possano averli votati. Quelli c’hanno soldi (da buttare) per comprare qualche decina di migliaia di sms (o un notaio corruttibile)… e vivere i loro momenti di vana-gloria.]


La presentatrice, Antonella Clerici, ha avuto un grande pregio: non perdersi in rallentamenti inutili, sparare a raffica le canzoni e mandarci a nanna prima del solito. Ha poi soprattutto dimostrato di essere anch’essa espressione del pressappochismo e della mediocrità (quindi assolutamente adatta alla situazione): non ha spiccicato una parola che non fosse letta sul gobbo, aveva l’espressione di una che è capitata lì per caso e senza la minima preparazione, fintamente simpatica e tristemente moralista, goffa in maniera imbarazzante e poi così patetica nell'essere totalmente incapace a camminare sui tacchi... con l’Italia che la guardava e pensava: mettiti le espadrillas! Praticamente perfetta!

Cosa salviamo e ricorderemo di questo Sanremo?

Sicuramente la scenografia che era davvero di grande impatto: bello il palco, belli gli effetti visivi e gli sfondi durante le esibizioni. La serata degli ospitoni italiani (bei momenti davvero, a parte quel trombone di Cocciante). L’orchestra che lancia gli spartiti come segno di protesta (vedi la foto in alto by Repubblica.it). Il poker dei migliori: Malika Ayane, Irene Grandi, Noemi e Marco Mengoni, quest’ultimo decisamente un gran talento da palcoscenico (e non lo dico io, l’ha scritto Mina l’altro giorno su La Stampa). Credo nient'altro.

E così... anche quest’anno Sanremo ce lo semo levato dai c… (parafrasando un altro classico del trash). Alla prossima!

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