30 ottobre 2008

Il giovedì sera


Di sicuro ricordate tutti “Il sabato del villaggio”, poesia il cui senso stava poi in questi versi:

“Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l'ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno”

Sempre allegro il Giacomino, eh?!
M’è spesso girato in testa quello spaccato di paese, con la donzelletta, i fanciulli, gli artigiani…
Soprattutto l’idea, forse fin troppo banale, che l’attesa dell’evento sia meglio dell’evento stesso.
Ecco, per me questa cosa è atrocemente vera. Non che i momenti di festa mi deludano sempre, anzi, a volte superano persino le aspettative. È che mi piace tantissimo vivere il momento che “precede”.
So che è cosa condivisa ma io, come dire… esagero! I miei colleghi, per esempio, amano quasi tutti il sabato (giorno in cui non lavoriamo). Qualcuno poi ama il venerdì, che lo precede (e in cui stacchiamo alle 13).
Ecco, immaginate quanto io sia squilibrato: il momento più bello della settimana, per me è il giovedì sera. Perché anticipa il venerdì che, in fondo, ha già in se il profumo del sabato, che è l'anticamera del giorno di festa.
Si, so’ strano. E in questo momento sono anche un po’ rasserenato (mentre scrivo è giovedì sera).

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