16 giugno 2008

Elogio della schiavitù

In uno dei miei rari momenti di lucidità ho avuto un'illuminazione così folgorante che lì per lì mi ha spaventato: la libertà fa male, anzi malissimo.

Come mi piaceva la mia mamma quando mi diceva: "Guai a te!". Stupenda. E la maestra quando mi bacchettava le mani STOK! STOK! ...certe nocche!
Eh, purtroppo quelle maestre lì non ci sono più e i bambini crescono con le mani belle lisce... ma deficienti!

Purtroppo non c'è nessuno al mondo che mi dica cosa "devo" fare. Posso fare quello che voglio. Sono rovinato. Perché è la costrizione che aguzza l'ingegno.

Mi spiego meglio.


Un uomo in catene sa benissimo quello che vuole: vuole togliersi le catene. E allora si dibatte, lotta, ringhia, tende i suoi nervi, tira fuori tutta la sua energia. E finalmente: SPRAAACK! Libero! Sono libero, sono libero, sono libero...
Oddio... come sono libero!
E piano piano tutti i muscoli della sua faccia si rilassano, si afflosciano, lasciando intravedere i chiari sintomi di una tristezza infinita e progressiva. Dopo un po' ingrassa, anche.
E’ chiaro: è la lotta per la libertà che fa bene. La libertà fa malissimo. A tutti.

Ma stranamente i danni maggiori si riscontrano e risultano più evidenti negli spiriti creativi, negli artisti, nei liberi pensatori.
Alt! Qui ci vuole la censura. Un bel censore o addirittura, non mi vergogno a dirlo, un dittatore. Qualcuno che ci dica ciò che dobbiamo fare e ciò che non dobbiamo fare.
Ma chi?

La mia maestra. La mia maestra va lì da uno e... STOK! STOK! sulle dita.
"Basta, sei un negato, non devi più scrivere".
"Ma come non devo più scrivere, che libertà é questa? Io vado in America!"
E così ci liberiamo di qualche cretino.

Siamo talmente preoccupati per il sopruso fatto su un singolo individuo che non ci preoccupiamo affatto del sopruso che subiscono tutti gli individui costretti a sorbirsi una valanga di cazzate.

Se qualcuno mi domandasse se sia meglio una società repressiva dove un genio possa essere isolato e considerato un imbecille pericoloso, o una società libera dove qualsiasi imbecille pericoloso possa diventare un genio, sceglierei sicuramente... la seconda.
Ma con un po' di preoccupazione.

Perché se abbiamo già sperimentato quanto faccia male una dittatura militare, non sappiamo ancora quanto possa far male la dittatura della stupidità.

Giorgio Gaber
da “Un’idiozia conquistata a fatica” (1999)

1 commento:

La_Ila ha detto...

attualissimo...e bellissimo...